Amore Odio
Sono maledetti i gradini di un palco.
Sono maledetti quando li sali, quando la serata sta per iniziare. In quel momento, sono i gradini di un patibolo.
Guardi in basso, prima che le luci in platea siano rese inutili dalla potenza dei riflettori sul proscenio.
Ancora puoi vederli, cerchi di contarli. Quanti sono, mamma mia quanti sono, questa sera sono tanti, tanti davvero. Ti chiedi "chi te lo fa fare", ma in fondo lo sapevi, anzi lo speravi, che prima o poi avresti dovuto affrontarli.
Ma ormai tutto è pronto e non puoi fuggire: il pubblico ha pagato, il borderò è alla SIAE ed anche i tuoi compagni sono lì che - forse - dissimulano.
Poi la platea diventa nera e si inizia a suonare. Il calore delle luci ti scalda, il tepore delle lampade rilassa la tensione del momento. Le luci sono amiche, le luci sono vecchie amiche
Quella nota, questa sera suona bene. Quella nota, questa sera, funziona.
Ed i gradini diventano nuovamente maledetti quando li scendi, perchè la serata è finita, ti sei divertito come mai in vita tua ma li devi scendere perché l'ora è tarda, il programma è esaurito, risuonato e nuovamente esaurito.
Questa sera quella nota ha suonato bene, è piaciuta e mi ha fatto divertire ed è stato un successo, quella nota è stata un successo.
Quella nota questa sera mi ha fatto divertire, domani la risuono
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Questa sera quella nota ha suonato male, eppure è la stessa della sera prima.
Anche tutto il resto è lo stesso, l'ancia, il gruppo, la tonalità, il buio in platea...
Eppure ha suonato male, questa sera, quella nota, non mi ha fatto divertire; nessuno si è accorto di niente, nemmeno il pianista al quale di solito non sfugge niente. Forse ieri sera le luci erano più calde... si, deve essere colpa delle luci.
Stasera quella nota ha suonato male per colpa delle luci, ma domani sera funzionerà, ed i gradini del palco non mi faranno più paura.
Domani sera quella nota suonerà bene, domani sera le luci saranno perfette, domani sera, quella nota, mi farà nuovamente divertire.
Non vedo l'ora.